Chiesa di S. Lorenzo
Il piccolo tempio risalente all’ambito dei primi secoli dell’era cristiana, V-VI sec. d. C. si presenta oggi come il risultato di diversi interventi di ricostruzione e restauro che ne hanno sicuramente modificato l’aspetto originario.
La sua planimetria è un unicum in Puglia. Lo spazio interno è ripartito in due zone, la prima riservata ai fedeli e la seconda riservata al clero, secondo il consueto orientamento da ovest ad est.
La parte riservata ai fedeli si sviluppa in 3 navate, la navata centrale è il doppio di quelle laterali.
L’area presbiteriale riservata al clero è di forma triconca, ed è costituita da 3 absidi semicircolari, perpendicolari tra loro sui tre lati del vano centrale quadrato. Questa planimetria si colloca nella tradizione costruttiva romano-ellenistica. Il triconco veniva utlizzato nella realizzazione di strutture destinate a differenti finalità. E’ possibile che nel nostro caso facesse parte di una residenza di campagna romana, una villa rustica collocata lungo il tracciato della via Appia. La chiesetta di S. Lorenzo, sorta sulle rovine di un edificio precedente potrebbe aver sfruttato la planimetria che si adattava bene alle esigenze liturgiche cristiane.
Dopo una prima fase costruttiva risalente al VI secolo, segui una seconda fase, alcuni secoli dopo a cui possiamo attribuire l’attuale aspetto. L’edifico doveva essere in buono stato di conservazione alla fine del ‘500 e questo si evince dalla descrizione fatta dallo storico Mannarino. Successivamente la situazione mutò, perchè Diego Ferdinando che scriveva nel 1650 la descrive come una chiesetta fatiscente, testimonianza che concorda con la visita pastorale dell’arcivescovo Dioniso O’Driscol.
In questo caso l’edificio fu ritrovato con numerosi buchi alle pareti, secondo una credenza popolare si pensava che dietro le immagini ci fosse un tesoro.
Negli anni successivi l’edificio fu riparato, tanto che nella relazione della santa visita del 1714 si indicava come adatto a celebrare le messe.
E’ possibile che nell’arco di tempo tra il 1654 ed il 1714 siano stati fatti degli interventi sulle volte, sulla facciata e sulle navate laterali. Di questi interventi si ha riscontro anche dai materiali utilizzati.
Restano all’interno nella parte absidale ancora alcuni lacerti di affresco risparmiati dal tempo e dall’uomo. Gli affreschi rimasti, che originariamente coprivano tutta la parte absidale,
risalgono a periodi diversi, e sono quindi testimonianza di alterne fasi decorative.
La raffigurazione pittorica più antica risalente all’XI sec. riguarda due busti caratterizzati dalla corona ed il collare dorati e perlinati, che rimandano ad un abbigliamento regale. In questo frammento sono presenti due figure riprodotte in posizione frontale in atteggiamento ieratico. L’iconografia e le tonalità cromatiche rimandano alla tradizione artistica bizantina, come anche l’abbigliamento dei personaggi. E’ stato possibile riconoscere il personaggio raffigurato a destra con una santa martire: Santa Marina d’Antiochia. Accanto alla testa della santa sul colore blu scuro si intravedono delle lettere capitali greche dipinte in bianco, che hanno permesso tale attribuzione.
Questa mesagnese è l’unica raffigurazione della santa risalente all’epoca medievale che si possiede in tutta l’italia meridionale bizantina. La figura posta accanto è da considerare sicuramente un’altra santa dato che è vestita allo stesso modo, forse Santa Caterina o Cristina.
Il resto dei pannelli poco leggibili sono riferibili a cicli pittorici successivi dal XII al XIV-XV secolo. Particolarmente interessante è l’iscrizione in lingua greca che dovrebbe risalire al XIII secolo. Lo stato di conservazione rende molto difficile la lettura, nel primo rigo si riesce a leggere dalle lettere superstiti “servo tuo” nel secondo rigo invece “figli tuoi” La frase completa poteva essere quindi “ Ricordati o Signore del tuo servo” con a seguire il nome del committente.
Nella frase successiva si legge solo”dei tuoi figli”.