Chiesa del SS. Salvatore
“Situata tra l’attuale via Antonio Profilo arteria che sino alla metà del XVII secolo prendeva il nome proprio dalla sua presenza e vico de Mitri, La chiesa del SS. Salvatore rimane una delle testimonianze del rito greco già noto in Mesagne per numerosi edifici di culto di cui si conserva memoria documentaria.
La Chiesa, la cui datazione rimane incerta, risulta ancora attiva alla fine del 1500, mentre si ha notizia della sua demolizione avvenuta nella seconda metà del secolo successivo, insieme ad altri luoghi di culto, per reperire il materiale da costruzione occorrente all’edificazione della Chiesa Collegiata, oggi in piazza IV novembre.
Alcuni documenti risalenti alla fine del 1500 evidenziano per il vicinato del SS Salvatore la distribuzione di abitazioni nobiliari e di diversi impianti di trasformazione dell’olio (trappiti); uno di questi documenti attesta la presenza di un frantoio confinante con la Chiesa di origine bizantina, rilevabile pure dai paracarri ricavati dalle ruote di macina, pratica di “riuso” ben visibile in tutto l’attuale centro storico.
Il SS. Salvatore, già individuato alla fine del 1800 dagli storici locali, è stato portato parzialmente alla luce alla fine degli anni ’90 dello scorso secolo in occasione di lavori di ristrutturazione che hanno interessato l’immobile di proprietà comunale sito alla via Profilo. Nel 1996, infatti, dopo la scoperta di strutture murarie riferibili ad ossari e di tracce di affreschi, dietro richiesta dell’Amministrazione Comunale la Soprintendenza Archeologica della Puglia effettuò sul sito due saggi stratigrafici.
Grazie al primo intervento, aperto in corrispondenza della parete affrescata e delle strutture, si individuarono tre distinti livelli di sepolture riferibili al XII secolo dopo Cristo, mentre ne secondo saggi si rinvenne un altro ossario.
Con gli elementi a disposizione risulta allo stato impossibile ricostruire lo sviluppo originario della Chiesa, la sua articolazione interna (probabilmente su due livelli) ed il suo orientamento.
Anche le parti conservate degli affreschi non consentono l’identificazione delle figure sacre ed il racconto per immagini, forse connesso ad un ciclo pittorico legato alla vita terrena di Gesù sino alla sua Trasfigurazione: oltre alle estremità inferiori, ai morbidi panneggi e ad una stola particolare, si intravedono motivi vegetali (giglio?) ed un disegno a reticolo, quest’ultimo probabilmente riconducibile alla parte inferiore di un trono.”