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  • Chiesa di S. Maria di Stigliano ex Convento dei Cappuccini

Chiesa di S. Maria di Stigliano ex Convento dei Cappuccini

I frati cappuccini giunsero a Mesagne nel cinquecento chiamati dall’arciprete Lucantonio Resta e rimasero fino al 1866. Ai frati fu concessa la chiesa di Santa Maria di Stigliana. I benefici del convento che aveva il titolo di abbazia furono, nel cinquecento, oggetto di contese tra gli abati ed i diversi feudatari.
Il convento fu edificato sul lato sinistro della chiesa di Santa Maria di Stigliana intorno alla metà del Cinquecento, invece la chiesa assunse le attuali sembianze intorno al 1630 sotto il casato degli Albricci. Ancora oggi sulla facciata campeggia il loro stemma.
Un documento del 1668 riporta di alcuni lavori fatti nel coro della chiesa ad opera del mastro ingegnere Giuseppe Profilo, su disposizione testamentaria di Francesco Selvaggio. Un altra testimonianza risale al 26 giugno del 1638, la nobildonna Maria Vasques de Ummana moglie dell’arrendatore del feudo di Mesagne Samuele Bieruliet chiese di essere sepolta nella chiesa dei frati cappuccini. e dispose una donazione di cinquanta ducati per il convento.
Ancora oggi è possibile vedere al sua lastra tombale custodita nella sede del municipio, ex Convento dei Celestini.
Molto importante è la descrizione che fa del convento il regio ingegnere Pietro Vinaccia nel 1731.
Il Vinaccia descrive la chiesa con cinque cappelle, due sul lato destro, con altari in legno, la prima intitolata alla Beata Vergine di Stigliano, la seconda sotto il titolo della Santissima Concezione.
Le tre cappelle a sinistra, sempre con altari in legno, la prima intitolata al “legno della santa croce” la seconda a San Biagio e la terza a San Francesco d’Assisi.
L’altare principale, sempre in legno, con “ornamenti ed intagli” con al centro un quadro ad olio dall’Assunta. La descrizione del Vinaccia continua con indicazione di tutti gli ambienti del convento e del chiostro con il pozzo.

Quasi sicuramente il terremoto del 1743 costrinse i frati a effettuare lavori per mettere in sicurezza la chiesa ed il convento. E’ probabile che gli altari lignei descritti dal Vinaccia siano stati sostituiti con i nuovi altari in pietra leccese, ed è sicuramente attribuibile a quel periodo anche il pozzo in pietra leccese che si trova nel chiostro. Il convento fu abbandonato nel 1866 dall’ultimo Priore Cappuccino, il mesagnese Frate Francesco. La struttura fu poi caserma doganale, scuola, asilo dei poveri, e carcere fino al 1971. Nel 2000 dopo importanti restauri eseguiti con i fondi del Giubileo divenne Casa del Pellegrino. Durante i restauri si riscoprirono gli affreschi di S. Francesco (1568)

e l’affresco semicircolare con il Santo che adora Cristo deposto sul grembo di Maria, con un angelo che suona il violino (1592). In chiesa rimane un altare barocco in pietra con un affresco raffigurante la Madonna con Bambino.

Bibliografia e sitografia
Luigi Greco, 2001 Storia di Mesagne in età barocca vol III L’architettura sacra nella storia dell’arte, Schena Editore
Angelo Sconosciuto, Domenico Urgesi, Mario Vinci, 2001 L’apprezzo del Feudo di Mesagne eseguito da Pietro Vinaccia nel 1731 con l’aggiunta di documenti inediti. Schena Editore
Antonio Profilo 1894 Vie piazze vichi e corti di Mesagne – Ragione della nuova loro denominazione Ostuni Tipografia Tamborrino