Chiesa del SS. Crocifisso
La Chiesa del SS. Crocifisso venne ricostruita in stile barocco alla fine del ‘600 con le elemosine dei fedeli. Probabilmente a questa chiesa era legato il beneficio di San Cataldo che nel 1606 Francesco Dopro cedette all’arcivescovo di Brindisi Falces affinchè lo unisse alla Chiesa di Mater Domini, poco distante. Il beneficio consisteva in un orto ubicabile nei pressi del santuario.
Nella visita pastorale del 1663 l’arcivescovo Francesco De Estrada rilevò che la chiesa era frequentata ma in pessimo stato di conservazione, così incaricò Giovan Battista Gazza di raccogliere la somma necessaria per la riedificazione.
Probabilmente i lavori vennero eseguiti, tanto che nel 1725 l’arcivescovo Andrea Maddalena constatò la presenza di un unico altare con quanto necessario per la celebrazione delle messe.
E’ interessante la descrizione che ne fa il Regio Tavolario Pietro Vinaccia nel suo Apprezzo del Feudo di Mesagne del 1731. Il vinaccia ci dice che la chiesa consisteva in una stanza grande con il tetto in legno, con un altare rialzato di 2 gradini sul quale era posto il Crocifisso in legno venerato dai fedeli. Probabilmente anche questa chiesa subì dei danni a causa del terremoto del 1743,
infatti l’anno successivo l’arcivescovo Antonio Sersale annota che la chiesa è rovinata nel tetto e nelle porte con un solo altare spoglio di tutto.
Successivamente, sul finire del ‘700 si insediò la confraternita del Crocifisso, che provvide a coprire il tetto a volta, nell’ottocento poi venne realizzata l’attuale facciata sempre ad opera della confraternita.
Da annotare la testimonianza dello storico Antonio Profilo che alla fine dell’800 indicava il nome di Caterina Rali come devota che alla fine del’600 aveva raccolto le elemosine ed edificato la nuova chiesa. Sempre il Profilo indica poi un affresco di “pregio inestimabile” raffigurante l’Ecce Homo collocato sull’altare maggiore, oggi andato perduto.
Attualmente all’interno dell’edificio si conservano le statue di cartapesta leccese, ad altezza naturale, che vengono portate in processione la sera del Venerdì Santo.
Del 1780 invece è la tela realizzata dal mesagnese Domenico Pinca raffigurante Il rinvenimento della croce da parte di sant’Elena imperatrice, è probabile che lo stesso Pinca abbia dipinto anche il Padre Eterno. Posto in alto sullo stesso altare. La tela dell’Addolorata invece è di ambito meridionale databile alla prima metà del ‘700.