Castello Normanno Svevo
Il Castello di Mesagne o Castrum è nominato in un documento federiciano del 1220, questo documento è senza dubbio una fonte certa. Non si è invece sicuri dell’autenticità di un altro documento il Chronicon breve Northmannicum ancora più antico, risalente al 1062, nel quale si fa menzione del castello di Mesagne.
La prima fonte certa sul castello di Mesagne quindi risale al 1220. Sempre nello stesso anno Federico II conferma in un documento l’appartenenza di Mesagne ai Cavalieri Teutonici di Santa Maria di Gerusalemme. Successivamente Mesagne passò sotto diversi feudatari, sino ad arrivare nel 1419 a Maria d’Enghein e poi al figlio Giannantonio Del Balzo Orsini. E’ probabile che la cinta muraria difensiva con le ventidue torrette più il castello siano state costruite proprio da Giannantonio Orsini Del Balzo intorno agli anni trenta del ‘400. Questa notizia ci viene fornita in un manoscritto dallo storico Cataldo Antonio Mannarino, che scriveva nel 1596, negli anni in cui Mesagne era sotto il dominio degli Albricci.
Il Mannarino riporta anche un dettagliato disegno del centro storico, con la sua caratteristica forma a cuore, il sistema difensivo delle mura, le ventidue torrette, la Porta Grande, la Porta Piccola ed il Castello.
Non vi è dubbio, che il Torrione, già così indicato nel disegno del Mannarino, sia quello che ancora oggi possiamo vedere. Nel 1596 sulla sommità del torrione vi era un’altra torretta, denominata il Polledro, raffigurata anche nel quadro di Sant’Oronzo che protegge Mesagne, custodito nella Chiesa Matrice. Il terremoto del 1743 danneggiò diversi edifici, tra cui il Polledro che venne poi demolito nel 1750 dal marchese Barretta perchè pericolante.
Secondo lo storico Diego Ferdinando, che scriveva nel 1630, la parte ad occidente del torrione, disegnata anche dal Mannarino, venne abbattuta e ricostruita dal principe Albricci, sul finire del 1500. Il feudo di Mesagne passò poi nel 1646 dagli Albricci ai De Angelis che ne furono proprietari sino al 1728, anno in cui il feudo venne confiscato per soddisfare i vari creditori del feudatario. Nel febbraio del 1731 il Sacro Regio Consiglio incaricò Pietro Vinaccia di effettuare una valutazione dei beni del Principe Carmine de Angelis. Partito da Napoli nel mese si marzo il Vinaccia soggiornò a Mesagne per circa otto mesi, nel corso dei quali ebbe modo di valutare sia l’abitato che le campagne. Nella sua valutazione, si dava conto di tutti gli elementi che potevano concorrere alla rendita del feudo, come la viabilità, la popolazione, il territorio e gli edifici di culto. Il documento del Vinaccia è molto importante perchè fornisce una descrizione puntuale dell’economia del Feudo di Mesagne, basata principalmente sulla coltivazione dell’olivo e sul commercio dell’olio, insieme alla coltivazione del grano.
Ma ritornando al Castello, proprio il Vinaccia, ne fa una descrizione puntuale, che ci consente ancora oggi di ripercorrere tutti gli attuali ambienti del Castello e di sapere quale funzione avessero nel 1731. Si fa menzione delle grandi cisterne per l’olio, poste in parte sotto l’attuale auditorium, della cucina con il grande forno, posta a piano terra con affaccio sul fossato. Ci descrive l’interno del torrione, con le piccole stanze ad uso di carcere, la neviera, le stalle, e la rimessa per le carrozze.
Puntuale anche la descrizione del primo piano del Palazzo Baronale, da qui apprendiamo che alcuni ambienti della torre erano adibiti a cucina, che molte stanze avevano il soffitto di tavole a quadrelli dipinti, ed il pavimento in mattoni. Viene descritto anche il loggiato che da su ponente e la piccola stanza ad uso di cappella, ancora oggi visibili.
A seguito della valutazione del feudo fatta dal Vinaccia il Castello e tutta la proprietà passò al marchese Giuseppe Barretta, sino a quando nel 1791 non fu acquistata dal marchese Vincenzo Imperiali. Il Castello è rimasto degli Imperiali sino al 1908 anno in cui fu venduto alla principessa Iran d’Abro Pagratide, vedova del marchese Giuseppe Granafei. Dal 1973 è proprietà del Comune di Mesagne. Dopo gli importanti restauri iniziati sul finire del secolo scorso il Castello è oggi sede del MATER, Museo del Territorio “Ugo Granafei” e contenitore per eventi culturali.