Chiesa Santa Maria in Betlem
La storia della chiesa di Santa Maria in Betlem si intreccia con quella dei padri celestini che nel 1606 abbandonarono il loro piccolo convento all’interno delle mura per trasferirsi nel nuovo costruito accanto alla cinquecentesca chiesa di Santa Maria in Betlem appena fuori Porta Piccola. Già nel 1606 però la chiesa non era in buono stato di conservazione tanto che l’archivescovo di Brindisi Giovanni Falces nella sua visita pastorale ordinò che il tetto pericolante fosse smontato e le travi in legno utilizzate per erigere l’impalcatura della chiesa di Mater Domini che era in costruzione. La chiesa, in cattivo stato di conservazione passò quindi nel 1608 ai padri celestini.
I monaci benedettini mesagnesi nella prima metà del seicento potevano vantare un ingente patrimonio, tanto da decidere di ricostruire la loro chiesa dalle fondamenta.
Così nel 1660 iniziarono i lavori per la costruzione dell’attuale chiesa, probabilmente su progetto dell’architetto mesagne Francesco Capodieci che l’anno prima aveva appena terminato di dirigere i lavori nella nuova chiesa collegiata.
Con la costruzione della chiesa di Santa Maria in Betlem e la Collegiata si affermava lentamente il barocco a Mesagne.
Qualche anno dopo, nel 1711 i celestini decisero di ampliare il loro convento e nel 1738 assunse le dimensioni che ancora oggi possiamo ammirare.
I mastri scultori ed architetti leccesi Pasquale e Domenico Antonio Simone furono impegnati negli anni venti e trenta del ‘700 nel complesso dei Celestini, quindi è molto probabile che si siano occupati anche della facciata della chiesa di Santa Maria in Betlem, realizzando le statue, ed eseguendo all’interno gli altari laterali e forse anche la stessa volta.
L’impianto prospettico della chiesa è strutturato in due ordini, sormontati dal fastigio centrale affiancato da angeli e pinnacoli.
Nel primo ordine vi sono le statue di San Benedetto e San Pietro Celestino, il portale d’ingresso richiama quello della chiesa Matrice, con al centro la statua della Vergine della Sanità.
Nel secondo ordine troviamo al centro sopra al portale una grande finestra riccamente decorata, e nelle nicchie ai lati le statue di Santa Scolastica e Santa Gertrude, ai lati estremi altre due statue.
Sul frontone il bassorilievo di San Michele Arcangelo, ai lati due angeli e poi due pinnacoli.
L’interno ad unica navata, presenta nei lati una serie di altari barocchi di notevole pregio.
Vi sono, l’altare di San Pietro Celestino, con la tela del santo (autore ignoto 1700-1749)che ha nel riquadro superiore un pezzo di affresco con l’ immagine di Santa Maria della Sanità.
La cappella del Crocifisso, con il dipinto (autore ignoto 1700-1749) raffigurante la Crocifissione e nel riquadro superiore l’Addolorata.
La cappella di San Vito Martire con il dipinto (autore ignoto 1700-1749) con i SS Vito Martire, Modesto e Crescenza. Nel riquadro superiore la Madonna col Bambino.
La cappella di San Benedetto con il dipinto sull’altare di San Benedetto da Norcia, (autore ignoto 1700-1749) e nel riquadro ovale superiore Santa Lucia Martire.
La cappella della Madonna della Neve, con sull’altare la tela raffigurante la Madonna della Neve, con il Bambino ed i Santi Bartolomeo ed Emidio, nel riquadro superiore S. Giuseppe con il Bambino.
La cappella della Natività di Maria, con il dipinto della Natività di (autore ignoto 1700-1749) e nel riquadro S. Agata Martire.
Da segnalare l’altare maggiore realizzato con marmi policromi, e l’organo posto sulla controfacciata posto su un ponte di legno finemente intagliato.
Di notevole pregio infine due grandi tele collocate nel presbiterio. Una raffigura l’Adorazione dei pastori, è una tela spiccatamente barocca, con evidenti richiami alla scuola veneziana e napoletana.
L’Adorazione dei magi invece, attribuita al mesagnese Lucantonio Paciolla, ha un impianto più cinquecentesco, tutta la scena è più statica.